Lacrime, Solitudine... e Speranza

Genere: Yaoi

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  1. BluHeart91
     
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    Premessa: Posterò la Fan Fiction a capitoli, in modo da aver tempo di scriverla tra scuola e impegni vari xD
    Questa è la prima Fan Fiction che scrivo, insieme mio ragazzo (*Last Angel* ♥), quindi non siate troppo severi con me T.T

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    Titolo: Lacrime, Solitudine... e Speranza
    Fandom: -
    Pairing: Leon x Drew
    Genere: Yaoi, Fantasy
    Rating: Giallo
    Stato: In corso


    Capitolo 1

    Lacrime, Solitudine... e Speranza




    Era una fredda sera di ottobre, la luna riluceva bianca nel cielo circondata da innumerevoli stelle. Affacciato da uno dei lucernari delle soffitta di casa propria, un ragazzo fissava con occhi vacui il cielo; calde lacrime gli rigavano le guance scendendo lungo il viso, freddo a causa della pungente brezza autunnale.

    Provava una forte sensazione di solitudine, ma non ne capiva la causa: forse era dovuta per la scomparsa del padre avvenuta quando lui era ancora piccolo, o per la costante assenza della madre dovuta al lavoro che la portava spesso a dover viaggiare, o per la mancanza di qualcuno, quel qualcuno che tutti vorrebbero avere al proprio fianco, quella persona che ti fa sentire bene ovunque, solamente con la sua presenza. Qualunque fosse il motivo di quella sensazione, lo portava ogni sera lì, affacciato da quella fessura, a guardare il cielo e a piangere, l'unico modo che riusciva a farlo sfogare e star meglio... o forse l'unico che conosceva.
    << Tutto a posto Drew? >> La voce proveniva da un pupazzetto che pendeva dai pantaloni del ragazzo.
    << Si tutto ok... >> Rispose Drew, mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano destra.
    << Mah... Non si direbbe >> Quello che prima era un semplice pupazzo, si tramutò in uno strano essere: aveva le sembianze di uno spaventapasseri.
    La sua testa era una zucca, dove il viso vi era stato intagliato: due grossi fori tondi come occhi e una lunga bocca che ricorda una mezzaluna rovesciata, con due rettangoli nella parte superiore a mo' di denti. Indossava un vecchio maglione di lana di color verde bottiglia, dei pantaloni strappati color blu notte e degli scarponi rattoppati con dei lembi di cuoio: lo scarpone sinistro nella parte anteriore era scollato; sulla testa svettava, accesa, una grossa candela bianca. Il suo nome era Riley.
    Riley si avvicinò al ragazzo, ancora singhiozzante, e gli poggiò una mano sulla testa scompigliandogli i capelli.
    << Dai tirati su... è meglio se riposi un po', domani dobbiamo alzarci presto per andare a comprare le ultime cose >> Disse Riley per cercare di distrarre il ragazzo, che alzò lo sguardo verso lo spaventapasseri.
    << Si, hai ragione, meglio se vado a letto >> Fece un cenno con il capo.
    Drew si alzò e si diresse verso le scale che portavano al piano inferiore, dove vi era la sua stanza. Riley lo seguì a ruota.

    Giunse in camera, disfò le coperte del letto: erano blu cobalto con dei motivi a forma di triscele argentate; si infilò sotto le coperte e rivolse lo sguardo verso Riley.
    << Notte Testa di Zucca >> Disse in modo scherzoso al famiglio, che nel frattempo stava facendo un balzo verso la scrivania. Durante il balzo stesso si ritramutò in un pupazzetto, appoggiandosi con la schiena ad una pila di libri di magia di Drew.
    << Notte umano >> Rispose ridacchiando.
    Drew fissò per qualche minuto il soffitto, e dopo un lungo sospiro si girò a pancia in giù, strinse il cuscino tra le braccia e si addormentò. Un'altra lacrima.

    Dopo qualche lamento, si portò il cuscino sul viso per ripararsi dai raggi del sole che entravano dalla finestra e gli arrivavano dritti sugli occhi. Non aveva alcuna voglia di alzarsi, come tutte le altre mattine del resto. Per Drew il risveglio era la parte più difficile della giornata, non riusciva a tenere gli occhi aperti, e non trovava le forze di sottrarsi al tepore presente sotto alle sue coperte, se fosse stato per lui sarebbe rimasto lì per tutta la mattina, ma qualcuno non la pensava come lui.
    << Ti muovi o no? È ora di alzarsi, dobbiamo uscire >> Ripeteva insistentemente Riley.
    Fece finta di non sentirlo, sperando che lo spaventapasseri si rassegnasse e lo lasciasse dormire, ma senza esito. Riley non demordeva e continuava ad insistere, a Drew non restava che alzarsi.
    Al mattino, appena sveglio, Drew era sempre scorbutico, e non apriva bocca per almeno un'ora o due, non degnava nessuno neppure di uno sguardo, ma Riley lo sapeva, lo conosceva meglio di chiunque altro quindi non ci diede peso, sapeva che non aveva nulla contro di lui.
    Una volta alzato si diresse verso il bagno, dove si lavò, per poi specchiarsi: aveva gli occhi verde smeraldo, i capelli ricci e castani. Prese gli occhiali che poco prima aveva appoggiato sul mobile vicino al lavandino e se li mise.
    Riley nel frattempo era sceso in cucina per preparare la colazione: aveva tostato delle fette di pane, preparato della spremuta di arancia e preso della marmellata di ciliegie dalla credenza; il ragazzo dopo qualche minuto lo raggiunse.
    << La colazione è pronta >> Disse lo spaventapasseri scostando la sedia dal tavolo per farlo sedere; ma egli non lo ascoltò neppure, si diresse verso la porta afferrando soltanto una fetta di pane tostata. Il famiglio cercò di dissuaderlo ma senza alcun risultato poiché il ragazzo era già fuori casa.

    Chiusosi la porta alle spalle, Riley corse fino a raggiungere l'amico che proseguiva dritto verso la città che si trovava più a sud. Durante il tragitto, Drew, cominciò a parlare.
    << Cosa manca per i preparativi? >> Domandò riferendosi alla festa di bentornato per la madre, che sarebbe tornata tra due giorni per un breve periodo dopo una lunga assenza da casa.
    << Qualche festone e ovviamente dobbiamo ordinare la torta >> Rispose il famiglio.
    Così si diressero verso il centro della città, nel borgo commerciale, dove vi erano situate botteghe e negozi di vario genere: librerie, erboristerie, pasticcerie, ecc...

    Attraversando il corso principale, costeggiato dai negozi, una giovane ragazza decisamente affrettata li travolse . Caddero tutti e tre.
    Aveva lunghi capelli color miele con delle ciocche rosse, gli occhi di color azzurro marino, era di media statura ed era di carnagione chiara. Ma la cosa che più saltava all'occhio erano le due orecchie nere da gatto e la lunga coda, anch'essa nera.
    << Fa più attenzione... >> Protestò Drew.
    << Scusa, sono di fretta... Ti sei fatto male? >> Replicò la ragazza.
    << No... Potresti solo restituire la testa al mio amico? >> Disse indicando la testa di Riley sulla quale la ragazza si era seduta accidentalmente. Ella si alzò e recuperò la testa dello spaventapasseri, restituendola al ragazzo che la riattaccò al famiglio.
    << Che mal di testa... >> Borbottò in modo simpatico.
    << Su, abbiamo perso fin troppo tempo, dobbiamo ancora trovare una pasticceria >> Commentò severamente Drew, mentre si stava già allontanando.
    << Aspetta, aspetta! Io so dove ne puoi trovare una. È della madre di un mio amico, fanno ottimi dolci >> Si intromise la ragazza. Drew si voltò facendole un cenno per farle capire che la stava ascoltando.
    << Si trova nel secondo vicolo a destra al di là del ponte >> Gli indicò sorridendo; i due la ringraziarono e proseguirono seguendo le dritte ricevute.

    Giunti davanti alla pasticceria entrarono, all'interno aleggiava un dolce profumo di biscotti. Le pareti erano color crema, sul lato sinistro vi era la cassa affiancata da tanti banconi nei quali erano riposti dolci di ogni tipo; nella parte destra erano posti dei tavolini tondi. Mentre Riley si rivolgeva alla proprietaria alla cassa per ordinare la torta, Drew girava per i banconi ammirando i dolci contenuti in essi: vi erano torte, crostate, muffin, paste, biscotti e cioccolatini e tanti altri. Rimase colpito in particolare da una torta al cioccolato guarnita da panna e numerose fragole.
    << Si chiama “Passione d'Amore”, il cioccolato rappresenta la passione, mentre le fragole l'amore. È stato il mio fratellone a idearla sai? >> Spiegò un ragazzino, che si rivelò essere uno dei figli della proprietaria.
    << Anche tuo fratello è un pasticcere? >> Domandò.
    << Si, ma da una mano quando non è impegnato con la scuola. Vedi è proprio lì >> Indicò il fratello, che stava prendendo le ordinazioni ai tavoli. Era un ragazzo poco più alto di Drew, dai capelli corvini, sotto di essi si potevano intravedere due occhi blu che ricordavano il mare. Indossava dei semplici jeans neri e una felpa bianca con il cappuccio. Drew rimase per qualche secondo a fissarlo, fino a quando Riley lo chiamò dicendogli che potevano proseguire con le altre compere.

    Mentre usciva dalla pasticceria, si voltò per guardare ancora una volta il ragazzo che serviva ai tavoli.
    << Pensavo che potremmo andare alla bottega qui vicino per i festoni... >> Propose Riley, ma si accorse che Drew era distratto.
    << …Ma mi stai ascoltando? >> Chiese il famiglio.
    << S-si, ero sovrappensiero per un attimo >> Si giustificò il ragazzo.
    Riley gli domandò a cosa stesse pensando, ma l'amico rispose divagando, portando l'attenzione su un altro argomento. Dopo aver acquistato i festoni Riley decise di tornare a casa, mentre Drew si avviò verso la biblioteca in cerca di qualche libro interessante sui Domatori; vi restò fino a tardo pomeriggio, senza accorgersi dello scorrere delle ore.

    Tornato a casa, mangiò la cena preparata da Riley e successivamente si riempì la vasca da bagno per poi immergersi completamente. Il vapore, emanato dall'acqua calda che scorreva, appannò i vetri e gli specchi del bagno. Ogni volta che si immergeva nella vasca si perdeva nei suoi pensieri: nella mente di Drew, per qualche istante, affiorò il ricordo degli occhi blu del ragazzo. Si fece scivolare lentamente nella vasca, fino a quando anche la testa non fu coperta dall’acqua. Dopo il lungo bagno si rannicchiò sotto le coperte, dando la buonanotte a Riley.

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    Ecco il secondo capitolo! (:

    Capitolo 2

    Tra Cioccolato e Dolci Pensieri"




    Leon si svegliò di soprassalto, pensando di non aver sentito suonare la sveglia e di essere in ritardo a lavoro. Si voltò verso il comodino per guardare l'ora, e si accorse che vicino alla sveglia vi era un biglietto lasciatogli dalla madre:

    Siccome ieri sera hai lavorato fino a tardi,
    ti ho spento la sveglia così puoi dormire un po' di più,
    oggi hai la mattinata libera



    Si grattò il capo, fece un lungo sbadiglio, si alzò e si diresse in cucina per prepararsi la colazione. Riempì la ciotola di cereali al cioccolato e poi versò il latte caldo, prese anche due albicocche dal cestino in vimini poggiato al centro del tavolo.
    Lavatosi il viso e i denti, si vestì e si preparò per uscire: era la sua prima mattinata libera dopo tanto tempo; optò per andare a fare una passeggiata per la città, ma prima di uscire si specchiò per un istante, si sistemò nuovamente i capelli corvini con la mano, come era solito fare, e scostò alcuni di essi che gli coprivano i profondi occhi blu.

    Una fievole brezza aleggiava nell'aria, portando con se l'odore di legna bruciata che, probabilmente, qualcuno stava bruciando nel proprio camino; Leon strinse un po' la sciarpa per esser certo di avere il collo ben coperto.
    Dopo aver girato un po' per la città decise di fare un salto al solito negozio di musica per dare un'occhiata ai nuovi arrivi. Entrò nel negozio, all'interno la temperatura era più mite che all'esterno, si diresse verso degli scaffali dove spesso trovava articoli interessanti sui suoi artisti preferiti.
    Mentre frugava tra i diversi CD si sentì chiamare:
    << Ehi Leon !… Sono qui! >> Disse con tono squillante una ragazza.
    Leon alzò il capo e vide spuntare da qualche scaffale più in là una piccola mano che si dimenava; capì subito di chi si trattava dalla voce, ma ne ebbe la certezza appena notò il grosso bracciale rosso che essa aveva al polso.
    << Ilenya, anche tu qui? >> Rispose il ragazzo andando incontro alla sua amica Neko.

    I Neko erano delle persone con caratteristiche fisiche dei felini: orecchie e coda; inoltre alcuni di essi possedevano i sensi e l'agilità sviluppati pari a quelle dei gatti.

    << Si! Sto cercando qualcosa di nuovo da ascoltare... Tu? >> Rispose la ragazza.
    << Io sto guardando se c'è qualche novità, ne ho approfittato dato che ho la mattinata libera >> Disse Leon.
    << Te lo meriti un po' di riposo ogni tanto.. Ah già! Devo dirti una cosa prima che me ne dimentichi! Ieri ho incontrato, anzi mi sono scontrata per essere sincera, con un ragazzo e uno spaventapasseri che cercavano una pasticceria... >> Prese fiato, per poi continuare.
    << ...Come ti stavo dicendo, mi sono scontrata con 'sti due, e dato che non sapevano dove andare gli ho consigliato la tua pasticceria... Li hai visti? >> Concluse di raccontare frettolosa Ilenya.
    Il ragazzo aspettò qualche secondo prima di rispondere per essere sicuro di aver capito bene ciò che l'amica gli aveva detto.
    << Ah grazie, nuovi clienti per la pasticceria sono sempre bene accetti... Comunque no non li ho visti, ieri c'erano un sacco di clienti e non ci ho proprio fatto caso >> Spiegò Leon.
    Il ragazzo fece giusto in tempo a rispondere che gli occhi della ragazza si illuminarono all'improvviso, tese il dito indicando uno scaffale.
    << Il n-n-nuovo CD degli Angel Neko!!! >> Balbettò con voce tremante, fiondandosi sul CD.
    Leon, imbarazzato per l'attenzione che la ragazza aveva attirato su di loro, indietreggiò e si diresse verso l'uscita, quando aprì la porta una folata di vento lo colpì in pieno viso. Un freddo vento aveva iniziato a soffiare.

    Uscito dal negozio guardò l'ora sul cellulare e notò che era già finita la mattinata, e che doveva far ritorno in pasticceria.
    Giunto in pasticceria raggiunse la madre alla cassa, ella gli chiese cosa aveva fatto durante la mattinata, dopo aver sentito la risposta del figlio, gli raccontò la sua.
    << Avete già pranzato? >> Domandò il ragazzo.
    La madre gli rispose che non ne avevano avuto il tempo, perché fino a pochi minuti prima in pasticceria c'era un viavai continuo.
    << Beh allora, visto che ora c'è poca gente andate a mangiare qualcosa, qui ci resto io. >> Disse.
    La madre fece un cenno di approvazione col capo, ma prima di andare in cucina lo avvisò che durante il pomeriggio sarebbero arrivati diversi clienti a ritirare delle ordinazioni; Leon si guardò intorno per vedere se c'era qualcosa che poteva fare, si accorse che c'era ancora un tavolino da sbarazzare, prese uno dei vassoi dal bancone e si diresse al tavolo.
    Ad un certo punto udì alle sue spalle il tintinnio dei campanellini attaccati alla porta, si voltò, era un ragazzo dai capelli ricci e castani.

    Entrò e accompagnò dietro di sé la porta che non si chiudeva a causa del forte vento che soffiava all'esterno.
    << Brrr... che freddo! >> Disse il ragazzo infreddolito.
    << Desidera? >> Disse Leon avvicinandosi alla cassa.
    Drew, intento a posare l'Mp4 nella tasca del giubbotto, si diresse verso la cassa, una volta dinnanzi ad essa alzò lo sguardo per rispondere alla domanda che gli era stata rivolta.
    << Devo ritirare una... >> Si bloccò appena il suo sguardo si incrociò con quello del pasticcere. Arrossì.
    << E' tutto ok? >> Domandò perplesso Leon.
    << S-si... D-devo ritirare una t-torta. >> Balbettò Drew dopo qualche istante.
    << Che torta aveva ordinato? >> Chiese il pasticcere.
    << Una millefoglie guarnita con frutti di bosco >> Rispose Drew.

    Leon fece un cenno di approvazione e si indirizzò in cucina varcando la porta alle sue spalle.
    Drew, per smorzare la tensione, iniziò a girare per i banconi mentre aspettava il ritorno del pasticcere. Si soffermò nuovamente a fissare la torta al cioccolato e fragole che aveva notato il giorno prima.
    << Passione d'Amore >> Disse Leon che nel frattempo era tornato e che ora si trovava dietro di lui.
    << Come scusa? >> Chiese sorpreso voltandosi.
    << Passione d'Amore... è il nome della torta che stai guardando >> Spiegò sorridendo.
    << Ah si, ieri tuo fratello me ne ha parlato. Mi ha anche detto che sei stato tu a crearla >> Disse imbarazzato, abbassando lo sguardo più volte per timore di incrociare lo sguardo dell'altro ragazzo, e di arrossire più di quanto già lo fosse.
    << Vedo che sei ben informato >> Replicò in tono scherzoso Leon.
    Drew abbozzò una risata nervosa e cercò un modo per sviarsi da quella situazione imbarazzante.
    << Ah già! Quanto ti devo per la torta? >> Disse frettoloso indicando la torta poggiata alla cassa.
    Leon gli disse il prezzo e gli chiese cortesemente di attenderlo alla cassa; poco dopo il ragazzo tornò e, una volta consegnatogli la torta e lo scontrino in una busta, gli porse un dolcetto incartato in della carta trasparente.
    << Questo è per te >> Disse sorridendo gentilmente a Drew.
    << G-g-grazie >> Rispose imbarazzato, con il volto rosso fuoco.
    Drew prese il dolcetto regalatogli e ancora imbarazzato uscì dal negozio, Leon invece andò a prendere le ordinazioni ai tavolini dei clienti entrati poco prima.

    Drew nel tragitto verso casa continuava a farsi mille domande tra sé e sé:
    Chissà se è un regalo che fanno a tutti i clienti... Magari l'ha fatto solo a me... Si vabbè, figurati... lasciamo stare va....
    Scacciò quel pensiero dalla sua testa, perché già pensava di non aver nessuna possibilità di piacergli.

    Subito dopo che il fratello e la madre uscirono dalla pasticceria chiuse a chiave la porta e si diresse verso casa con loro; giunto in camera sua si spogliò, rimanendo in boxer, e si mise a letto. Pensò al ragazzo incontrato quel pomeriggio fino a quando si addormentò.

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